In via Pozzo di Nerone
written by: Livio Cotrozzi
@Qrighe
racconterò in breve
quella notte durata anni:
un pavimento scepolato
la mano alzata
saluta il passaggio d’un sogno
il delirio irripetibile
immobilizzato spaventato
rassegnato
di quelli che non fai a tempo ad accorgertene
che già è di nuovo notte
dove vale la pena trovarsi.
Guardo dalla finestra al mattino
il vecchio olmo
e gli chiedo d’esser gentile
con una mezza bugia
lui sa cos’è il perdono
è morto di un amore
che estingue.
Tentata l’avventura
di sbucciare una mela
la paura rassicurante
dalla consistenza inutile
ed intonando
le variazioni interrogative
di quella buccia che l’avvolge
fu la sola conoscenza
a togliere fino all’essenza
accatastando senza usarla mai.
Sonnecchiando senza pudore
mi chiedi se possiedi solo tu
la sensazione
di essere come una virgola,
ma per me sei
più come una goccia
che riluttante avanza,
quel compagno cieco
che nelle notti cerca la luce
con me.
Ti tenta la luce nella stanza
dalla consistenza inutile,
con selvaggia delizia
i tuoi piedi freddi
lasciano impronte
e sulle labbra
finalmente un sorriso
e nemmeno questa volta
porta il perdono o l’oblio.
La vedi laggiù?
biancheggia tra gli alberi
l’alba perduta in casa
che cercavi nel disordine
delle tue mani
eppure te l’avevo detto
ma forse sta tutto
nel tuo sorriso mai nato
nel frattempo, solo aria.
abitiamo gli anni,
con la solitudine
riempiamo i vuoti delle scomparse
ed è la musica feroce
il metro cubo
che siamo diventati.
Sul tavolo solo due tazze
la mia e la tua
sul vetro della finestra
i disegni dei respiri dell’attesa
risorgono con la pioggia
se il mondo fosse come sembra
e se riesci a far rimanere viva la tua anima
sarai capace di tenere i segreti
di un tè
tra me e te.
Dal tavolo
spiamo piccoli movimenti
giocando con le conchiglie
reinventandole reliquie.
Sui pali dellla luce
i messaggi ci esortano ad amarci
ma resistiamo alla tentazione
trafiggendoci l’un l’altro.
eppoi per un momento
abbiamo visto
come bandiere bianche
due piccioni crollare dal caldo
tra bottiglie e lattine
e pezzi di stupidità
roba che si lascia cadere
quando pensi che a nessuno importi
e ci siamo fermati.
L’esito del nostro futuro
per ora è pieno di rombi
scompaginato
nella coerenza di una sola metamorfosi.
se finisce l’estate cosi
mordendo l’ultimo pezzo di cielo
allora noi pessimisti
non avremmo più da mangiare
e nemmeno per navigare
soli in questa marea di scherzi
ma, da interessato, nutro speranza
che riaffonderemmo nella commozione
dell’unico pensiero che sappiamo fare.
Torna a dormire il giorno
oramai è senza parole
piegato e vinto
tra una goccia e l’altra
di questa pioggia curiosa, tumultuosa,
e berne non è facile
come vincere e perdere,
il turbine che sopravviene
è il vento che cerchi di prendere
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